La crisi durante l’emergenza Coronavirus….
di Monica Di Clemente (pedagogista presso Consultorio Familiare A.Ge.)
Quando è iniziata la cosiddetta fase acuta, in particolare a seguito del primo comunicato del premier Conte, la sera del 4 marzo 2020, che decretava la chiusura delle scuole e di tutte le attività educative (nonostante, in realtà, l’emergenza sanitaria, smentita pubblicamente da noti virologi, era già in atto dal 31/01/2020 eppure nessuno ne aveva parlato alla popolazione e si potrebbe aggiungere tanto altro ma non è questa la sede delle polemiche…), la prima lezione che mi è venuta in mente è proprio quella che Albert Einstein, conosciuto da tutti, elargiva nel lontano 1955, in uno scritto intitolato “La crisi può essere una vera benedizione”:
“Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni nazione, perché è proprio la crisi a portare progresso.
La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce le proprie sconfitte e i propri errori alla crisi, violenta il proprio talento e mostra maggior interesse per i problemi piuttosto che per le soluzioni. La vera crisi è l’incompetenza. Il più grande difetto delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel trovare soluzioni.
Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti. È nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora; senza crisi qualsiasi vento diventa una brezza leggera. Parlare di crisi significa promuoverla; non parlarne significa esaltare il conformismo. Cerchiamo di lavorare sodo, invece. Smettiamola, una volta per tutte, l’unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla!”…
Mi sembra che, nonostante siano passati 65 anni da queste riflessioni, non vi sia nulla di anacronistico soprattutto se sintonizziamo queste parole con quella che è stata la realtà degli ultimi due mesi..
Durante il lockdown si è generata, in modo contagioso (questa volta in positivo), una vera solidarietà creativa, senza precedenti.
Se pensiamo alla nostra Ortona, mi vengono subito in mente, nonostante siano passati solo poco più di 60 gg ma sembrerebbe che il tempo, in realtà, sia stato molto più lungo, balconi, cancelli, finestre colorati da arcobaleni realizzati dai nostri bambini/ragazzi che lanciavano il messaggio dell’ “andrà tutto bene!”, visibili a tutti, in segno di speranza…
Molte scuole hanno lanciato campagne di sensibilizzazione, pubblicizzate dalle reti televisive e radiofoniche locali, con la partecipazione degli studenti che, in rima o attraverso produzioni amatoriali artistiche di vario genere, hanno raccontato il Coronavirus, dal loro punto di vista, sempre in chiave costruttiva..
È nata l’iniziativa della “spesa solidale” o “spesa in sospeso”: carrelli vuoti, posti fuori dai supermercati che, in poche ore, diventano stracolmi e che, grazie all’aiuto dei tanti volontari presenti sul territorio, sono “trasformati” in pacchi per essere distribuiti alle famiglie in difficoltà, presenti sul territorio.
Tanta partecipazione anche da parte dei commercianti stessi che, sia attraverso donazioni per ospedali e luoghi direttamente coinvolti dall’emergenza, sia attraverso donazioni considerevoli per la spesa solidale, hanno contribuito a “tamponare” le vulnerabilità del grave momento che tutti, in modo differente, si sono trovati a fronteggiare.
Molti negozi e diverse farmacie, si sono organizzati per la consegna a domicilio di prodotti e farmaci.. I medici del territorio si sono strutturati per supportare, telefonicamente, i propri pazienti, 24 h su 24, fornendo loro delucidazioni in merito alle tante preoccupazioni che li invadevano…
La scuola, nonostante le tante criticità legate alla riorganizzazione della didattica a distanza, ha mostrato, con lodevole caparbietà, di saper reagire alla crisi e di continuare ad operare, in una pseudonormalità, per non lasciare indietro bambini e ragazzi.
Si sono ripianificati i servizi essenziali per fornire, comunque, a distanza o in presenza, il sostegno ed il supporto all’utenza.
Si sono attivati servizi di assistenza telefonica (psicologica ma non solo), su linee dedicate, per aiutare le tante persone in difficoltà, a reagire..
Insomma, si potrebbe dire tanto altro e, comunque, non si direbbe mai abbastanza.
È stato un continuum di progetti, di iniziative, di “invenzioni”, di attivazione di reti di solidarietà mai sperimentati e vissuti finora e che rappresentano l’esempio lampante che, insieme, si può fare tanto.. insieme possiamo, soprattutto, superare un momento che sembrerebbe insuperabile, se prima non si sperimenta quello sgomento che, però, è preludio di energia propositiva coinvolgente e contagiosa.
Dal punto di vista pedagogico-educativo, questo periodo, storicamente ed economicamente negativo, rappresenta, invece, un inno alla vita. Alla vita vera.
Abbiamo testato l’importanza del contatto umano, della relazione, dei rapporti in presenza, degli sguardi, della riscoperta dello stare in famiglia, di quanto sia fondamentale fruire di un servizio educativo-scolastico, di quanto sia vitale potersi incontrare fisicamente piuttosto che attraverso la mediazione di uno schermo o qualcosa di similare, di quanto sia essenziale elaborare un lutto anche attraverso il sacrosanto diritto all’ultimo saluto, di quanto sia rilevante, dal punto di vista introspettivo, fare visita ai propri cari nei cimiteri… e tutto questo lo abbiamo verificato attraverso l’esperienza della privazione che ci ha costretti al ricorso a modalità d’interazione alternative ma non sufficientemente efficaci ed efficienti perchè, umanamente, in quanto persone dunque sedi di valore e centro di relazioni col mondo, abbiamo bisogno del contatto e del confronto con l’altro, in due parole, della socialità/della socializzazione.
Questo virus ci ha insegnato tanto… in primis, a prendere consapevolezza delle proprie fragilità e debolezze naturali ma che, ragionandoci su, possiamo rendere punti di forza per affrontare la quotidianità senza, però, cadere nell’errore di ambire all’onnipotenza.
Ognuno di noi, nel proprio piccolo, partendo da se stesso, può apportare un cambiamento che, unito allo sforzo altrui, può dar vita ad un rovesciamento dell’umanità, in positivo. Passo dopo passo, come già accaduto, giorno dopo giorno, in questi due mesi, è possibile superare difficoltà apparentemente insormontabili.
Concludo – conscia di non essere stata esaustiva ma con la speranza di aver suscitato una semplice riflessione positiva, in queste poche righe – con le ultime due strofe della filastrocca che Roberto Piumini, uno dei più autorevoli scrittori per ragazzi in Italia, considerato l’erede di Gianni Rodari, ha scritto il 14 marzo 2020 (giorno del suo 73esimo compleanno), su richiesta della struttura sanitaria Humanitas San Pio X di Milano, per parlare di Coronavirus ai bambini (ma non solo), in modo rigoroso ma senza ansia e paura, attraverso le rime, filastrocca intitolata “UNA VITA SAGGIA E NUOVA” (facilmente reperibile in rete):
…”Io, tu, e tutta la gente,
con prudenza e attenzione,
batteremo certamente
l’antipatico birbone.
E magari, quando avremo
superato questa prova,
tutti insieme impareremo
una vita saggia e nuova“.